Quello del matrimonio è uno dei giorni più importanti della vita e proprio per questo, spesso non si bada a spese pur di rendere tutto perfetto e indimenticabile. Tra ristorante, abiti, allestimenti, partecipazioni, musica e similari le spese del matrimonio possono raggiungere cifre importanti e tra l'euforia e la frenesia dei preparativi qualcosa potrebbe sfuggirvi, è comprensibile.
Non la pensa così però il Fisco. Proprio perché, per organizzare un matrimonio non si bada a spese e, in mezzo a così tanta agitazione, qualcuno potrebbe dimenticare di emettere fattura o ricevuta, i controlli fiscali sono non poco frequenti.
Se vi siete sposati da poco, o state per convolare a nozze, vi consigliamo di conservare in maniera accurata e per almeno due anni (termine della prescrizione) scontrini e fatture che certificano le spese matrimoniali sostenute: pranzo di nozze, addobbo floreale, allestimento, abiti da cerimonia, servizio fotografico, acquisto bomboniere e tutti gli altri aspetti dell’organizzazione.
Questo perché potrebbe capitare che la Guardia di Finanza invii a voi sposi il questionario tributario, un importante strumento per l’accertamento fiscale.
In cosa consiste? In una vera e propria “dichiarazione di nozze” che accerta il pagamento dell’imposta del valore aggiunto (l’IVA) sulle spese matrimonio sostenute. Non è raro infatti che il fornitore e il cliente si mettano d’accordo per risparmiare sull’IVA lavorando senza l’emissione di fattura; un’abitudine che questionari come questi puntano a mettere alla luce.
L’articolo 32 del DPR n°600/73, che riconosce questo strumento, prevede la possibilità di “inviare ai contribuenti questionari relativi a dati e notizie di carattere specifico rilevanti ai fini dell’accertamento nei loro confronti nonché nei confronti di altri contribuenti con i quali abbiano intrattenuto rapporti, con invito a restituirli compilati e firmati”. I soggetti autorizzati, come ad esempio la Guardia di Finanza, sono legittimati a richiedere “notizie e documenti relativi ad attività svolte in un determinato periodo d’imposta, rilevanti ai fini dell’accertamento, nei confronti di loro clienti, fornitori e prestatori di lavoro autonomo”.
Se dovesse quindi arrivarvi il suddetto questionario tributario da parte della Guardia di Finanza, siate collaborativi e rispondete entro 15 giorni dalla notifica dell’atto, senza omettere nulla: dove e quanto avete pagato, nomi e cognomi dei fornitori e soprattutto se avete avuto o meno la ricevuta fiscale.
Mi raccomando, rispondere al Fisco è obbligatorio e per gli inadempienti è prevista una sanzione amministrativa con un importo variabile tra i 250 euro e i 2.000 euro.
Addio scontrini cartacei, dal 1° gennaio 2019 per voi sposi sarà tutto più semplice e si ridurranno i rischi di smarrimento: scatta infatti l'obbligo di fatturazione elettronica tra privati.
Grazie a software come Fattura.it, che consentono la creazione di fatture elettroniche e l'invio delle stesse allo SdI (il Sistema d'Interscambio gestito dall'Agenzia delle Entrate), ma anche la ricezione delle fatture da parte dei fornitori e la conservazione sostitutiva delle stesse per dieci anni, i dati presenti sulla versione cartacea dello scontrino diventano così virtuali e fruibili online dall’Agenzia delle Entrate, anche quindi, per quanto riguarda le spese del matrimonio.
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